the big scary unknown.

i'm letting you off the hook.

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Non ho opinioni. Ho i nervi.

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ed è inquietante come sono forti e presenti e pressanti i legami, quasi soffocanti – è assolutamente terrificante come ciò che è astratto in un secondo si tramuta in una corda vera, in un laccio che porca puttana si stringe spietato intorno al cuore o all’anima o a quel porco posto in cui si formano le nostre sensazioni.
ho paura dell’insoddisfazione di ciò di cui potrei dovermi accontentare ho paura di me stessa nelle relazioni con gli altri – devo trovare una sorta di distacco per non frantumarmi ogni volta tanto che vorrei aprire la bocca e lanciare il grido più forte di tutta la mia vita e piantare i pugni sul muro che così almeno il male si concentrerebbe sulle mie mani distrutte piuttosto che da qualche parte dentro che non si può curare e piangere tutte le lacrime insieme, in un colpo solo – vorrei come annullarmi e sentirmi il niente addosso e invece sento solo rimbombi di esplosioni sussurri spietati di campi minati e bombe e scoppia tutto dappertutto dentro di me e non avrei mai pensato che certe cose avrebbero potuto far così male.
se soltanto esistesse la possibilità di chiudermi in una bolla, infilarmi in una bolla trasparente e ovattata, come le luminarie di una città che si spengono e tutto torna buio e morto e incolore, scivolare in una bolla di silenzio e vuoto dove niente possa contaminarmi ferirmi, la vista sul precipizio nero di un burrone gli occhi chiusi e pensare come diavolo ci si finisce a questo punto, proprio in questo punto. sigillarmi in una bolla bianca e nera e anche sporca, e dimenticare il laccio che intorno al cuore stringe la presa e dimenticare dimenticarmi nei momenti in cui mi sento un terremoto una catastrofe in fiamme brucio e mi stupisce che nessuno se ne accorga – la bolla e dimenticare il laccio che non allenta la presa, per dimenticare dimenticare e dimenticarmi.
ci sono cose che dovrebbero essere facili o perlomeno immediate – cose come fare discorsi stupidi insieme ad altre persone che non aspettano altro che poter parlare di cose stupide – cose facili come la sopravvivenza, insomma. in fondo non è poi questo granché, devi solo continuare così, come hai sempre fatto, a respirare – un meccanismo fin troppo automatico – a camminare – un passo dopo l’altro – a volte vorrei aver disimparato come fare – continuare a comportarti nel modo in cui tutti ti vedono sempre se ti vedono, comportarti come una persona che parla saluta sorride si siede si alza fa la fila alle macchinette del caffè la mattina si scotta la lingua e ride, comportarti come tutti sono abituati a vederti, piuttosto che essere quella persona che non ti guarda in faccia non ti saluta non ti sorride – e non perchè sei tu ma perchè sono io e io non ce la faccio ma proprio più a fingere di essere quella che parla saluta e sorride – piuttosto che mostrarti per quella che tace e fissa davanti a sé
perchè
a volte ho dei momenti in cui tutto sparisce
e vorrei dirvi per favore ma lasciatemi in pace è così difficile?
e non vorrei essere quella che fa la fila alle macchinette del caffè la mattina ma quella che rovescia il caffè per i corridoi, ecco, e non vorrei essere quella che risponde alle domande ma quella che senza dire niente si alza e corre verso la porta e sbatte la porta e corre per i corridoi fino al bagno e sbatte la porta del bagno e resta nel bagno e nel bagno piange tutte le lacrime che ha come una povera patetica adolescente del cazzo
è che mi sento piena
così piena
e non trovo la valvola – quella per svuotarmi quella per far fuoriuscire qualcosa e così
vorrei accasciarmi sul banco la mattina alle 9 e sprofondare in un buco d’indifferenza ed inquietudine purché nessuno mi possa vedere – è difficile parlare alzare lo sguardo e sorridere e rispettare l’educazione per cui devo ascoltare ascoltarvi tutti
e continuo a sfidare il muro con la mia testa e vediamo chi crepa prima – francamente io credo la mia testa ma non si sa mai.
continuo a dare e a dare e regalare parti di me come si lanciano i coriandoli a carnevale, a manciate, presi da un sacchetto e sparsi per aria, lasciati cadere a terra e poi dimenticati, calpestati. mi tratto così e ogni volta mi sorprendo che ciò che ho in cambio non è abbastanza
non è mai abbastanza
arriverà il giorno in cui qualcosa mi basterà?
ma non posso accontentarmi – non nei rapporti.
e se non raccogli i miei pezzi, se non raccogli i miei pezzi i miei coriandoli… ?
ho paura di perdermi
di essere persa
ho paura che quando una persona mi dice sempre, per sempre, per me sia davvero sempre per sempre ma per lei sia soltanto un modo di dire o di fare, un po’ come “if you are not too long, I will wait for you here all my life” alla Oscar Wilde insomma.
vorrei essere ricordata
soltanto essere ricordata
rimanere.
poi insomma in tutto questo ci sei tu, sempre tu.
“Stringimi forte, fammi fermare l’abbraccio di me stesso, già mi sono salutato abbastanza.”

Written by straining

febbraio 11, 2010 at 12:27 am

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